C’è chi crede nei giovani da sempre.
Ho una teoria. Sono fermamente convinto che la generazione dei 20 sia perfetta per dare inizio alla prossima ondata di startup di successo e che in mezzo a noi ci siano migliaia di ragazzi che cambieranno letteralmente il mondo.
Su cosa si basa la mia teoria? Innanzitutto in Italia una startup su quattro è under 35. Significa che una grossa fetta delle aziende che nascono in questi anni sono giovani in tutti i sensi possibili ed immaginabili. Habemus quindi la materia prima, la “lead measure”, come vengono chiamate da Chris McChesney, Sean Covey e Jim Huling quando parlano delle misurazioni aziendali necessarie per performare e crescere. 10 punti ai giovani.
Seconda cosa, basta guardare alla definizione stessa di imprenditoria. Sai di cosa sto parlando vero? Ma certo! L’imprenditoria! Quella cosa che… Vabbè. Se ti chiedessi ad un colloquio di darmi una definizione di imprenditoria in 15 secondi, probabilmente rimarresti a bocca aperta e la butteresti sul ridere o peggio ancora mi nomineresti quel film con Leonardo di Caprio e Jonah Hill.
Facciamo la cosa giusta per una volta e controlliamo cosa hanno da dire i professoroni della business school di Harvard sulla definizione di imprenditoria:
“Imprenditoria è ricerca di un’opportunità senza prestare attenzione alle risorse attualmente a disposizione”
(Entrepreneurship is the pursuit of opportunity without regard to resources currently controlled)
- Prof. Howard Stevenson
Ecco quindi che incredibilmente i difetti che ci vengono assegnati di continuo, Il lamentarsi, il non accontentarsi, la testardaggine e la volontà di staccarsi dal passato, ci vengono in aiuto al fine di identificarci come veri e propri imprenditori. E anche qui 10 punti ai giovani.

Ahimè non è tutto rose e fiori! Guardiamo lo stato della formazione universitaria italiana: C’è un aspetto essenziale che manca particolarmente nel nostro paese e cioè la dimensione pratica. In effetti la mia teoria risulterebbe errata proprio per colpa di questo dettaglio. Ma non è detta l’ultima parola. Possiamo ancora cambiare il mondo.
Come? Sviluppando la nostra mente imprenditoriale, viaggiando, scoprendo noi stessi cosa significa ottenere qualcosa se lo si desidera veramente. Immaginate un mondo in cui ogni singolo ragazzo universitario parte per uno stage all’estero in un qualsiasi paese del mondo. Immaginate un mondo in cui l’Erasmus è richiesto dal percorso formativo oppure le esperienze in startup di AIESEC sono integrate nei percorsi delle lauree specialistiche italiane.
Certo, un mondo così non esiste ancora, ma le opportunità di cui ho parlato sono tutte già qui. Infatti bastano una laurea triennale, un buon livello di inglese e una passione per il marketing o per il management per avere la possibilità di partire per uno stage velocissimo di 12 settimane in una startup in uno dei paesi con cui collabora AIESEC Italia (Cina, Grecia, Germania, Serbia, Austria, Romania e Portogallo).

E non è finita qui. Il punto principale che mi dice con certezza che la nostra generazione sarà quella d’oro è che il mondo non è mai stato così ricco di opportunità. Globalizzazione, amicizia fra paesi, l’affermarsi del mercato digitale e di quello delle energie rinnovabili, la lista potrebbe andare avanti all’infinito. Cosa aspettiamo a cogliere l’attimo?
E quindi? Qual è il verdetto?
Tenetevi forte, perché tutto sta per cambiare.