La maggior parte di noi dice di sognare di viaggiare tanto, e una buona parte sostiene di volerlo fare con uno zaino sulle spalle e andare, ma quanti di noi l’hanno fatto davvero?
Lorenzo è riuscito a prendere lo zaino e andare. Quattro giorni dopo essersi laureato alla magistrale è partito per andare a Kiev, in Ucraina, prendendo parte ad un progetto in una start-up.
“Le motivazioni che mi hanno spinto a partire sono state: migliorare il mio inglese e mettermi alla prova sotto un punto di vista professionale ma sopratutto personale. Volevo capire come sarebbe stato vivere con persone con un patrimonio culturale diverso dal mio. Ho vissuto con persone provenienti da diversi paesi del mondo: Egitto, Tunisia, Azerbaigian e Turchia.
Mi sono innamorato della città, dell’esperienza, ho conosciuto ragazzi del posto che poi sono diventati miei amici e mi hanno ospitato nelle loro case.
Prima di partire venivo da due anni di magistrale fatti in una città molto piccola, e poco dinamica, arrivato a Kiev la mia domanda è stata: “dopo due anni lontano da casa, in cui non mi sono trovato benissimo, se non mi trovassi bene nemmeno a Kiev? Vuol dire che non so adattarmi da nessuna parte”
Sono dunque partito preoccupato per me stesso. Ma arrivato lì ho capito che le mie preoccupazioni erano infondate, sono probabilmente più portato per stare una grande città. Sono tornato con una maggiore consapevolezza dei miei mezzi, per giunta ho sviluppato delle capacità in termini di problem solving; mi sono capitate situazioni in cui quando c’era qualcosa da fare mi ritrovavo solo, oppure ero con persone che non avevano mai fatto quelle cose e a quel punto o scoppi a piangere o certe situazioni le devi affrontare.
Ho aumentato la consapevolezza di me stesso, e rivedendo la mia esperienza oggi, non mi sembra di aver fatto nulla di così straordinario, ma in quei momenti è stato tanto. Dalla decisione di partire a vivere per 6 settimane in un ostello con altre persone, la mia capacità di adattamento è stata molto messa alla prova, sapevo di dover condividere molto tempo con altre persone, però conoscendomi so anche di essere una persona che ha bisogno di molta privacy.
In un periodo iniziale sentivo il bisogno della mia privacy, ma dopo un po’ è stato l’esatto opposto, ovvero sono arrivato al punto di aver bisogno di alcune cose, che prima di vivere pensavo di odiare, come ad esempio condividere la stanza con un coinquilino egiziano che faceva ginnastica in camera.
Ero partito sperando di avere almeno un briciolo di privacy, per poi essere un tutt’uno con i ragazzi con i quali condividevo la stanza.

AIESEC ha consegnato nelle mie mani un pacchetto già pieno di cose, sono arrivato a Kiev che avevo un lavoro per il quale ho studiato per tanto tempo,e mi ha dato degli amici con un background culturale diverso dal mio, che mi hanno arricchito immensamente. È stato come un “tutte le cose belle te le diamo, su quelle negative invece ci lavoriamo”.
È cambiato il mio modo di ragionare, ho conosciuto persone che si accontentano con poco, mentre qui ho sempre visto il perseguimento dell’eccesso, delle cose inutili. Mi hanno fatto capire che si può vivere in maniera più modesta, più semplice.
Quando torni, dopo un’esperienza che ti ha cambiato, ti accorgi di aver trovato delle persone che ti somigliano più di quelle che hai frequentato per tutta la vita. Quelli che mi conoscono da sempre sono coloro che sanno tutto di me, i miei pensieri e i miei interessi, ma le persone che ho conosciuto là hanno il mio stesso modo di pensare.
Vedo tante persone intorno a me a cui non piace il loro lavoro, che dicono “si potrei cambiare ma…”, poi sono là e non agiscono. Ho sviluppato il mio problem solving, ma sono anche stato circondato da persone che erano problem solver, ho creato un legame più stretto con loro e ho avuto il coraggio poi di allontanare quelle persone con le quali mi sono accorto di aver poco da condividere.
L’esperienza con AIESEC mi ha fatto capire che se hai un minimo supporto e un minimo di base, puoi fare qualsiasi cosa”.
Penso che un po’ tutti di notte, a luce spenta, guardiamo il soffitto e pensiamo che da domani quando apriremo gli occhi saremo persone totalmente rivoluzionate. Si inizia col pensare che studieremo 15 ore al giorno, che la smetteremo di passare da Facebook ad Instagram per tutto il pomeriggio, che magari ci sveglieremo presto per andare a correre, vogliamo vedere posti nuovi, e vogliamo metterci alla prova per capire in che cosa siamo veramente bravi.
Le soluzioni non sono mai introvabili, devi solo far sì che ti siano evidenti.
Io te le butto lì e ti dico che secondo me un modo per puntare su di te lo trovi su aiesec.it