Milano, 13 luglio, ore 10:30 del mattino.
A prima vista oggi è un giorno come tutti gli altri. La verità è che sto per partire per Cusco, in Perù, e tornerò in terra italiana solo il 27 agosto. Sei settimane a più di diecimila chilometri di distanza, praticamente dall’altra parte del mondo.
A differenza della mia famiglia, sono abbastanza tranquilla. L’unica cosa che mi preoccupa sono i tre aerei e le 32 ore di viaggio tra me e loro, tra l’Europa e l’America del Sud!
Atterrata a Cusco, trovo tre ragazzi ad accogliermi — Ake, Paulina e Fernando. Ma il mio arrivo non è esattamente come me lo ero immaginata. Ake e Paulina, le due ragazze messicane che avrebbero dovuto svolgere assieme a me il progetto di volontariato per il quale sono partita, mi informano di uno sciopero all’interno del Paese che sta coinvolgendo anche le forze dell’ordine, in corso da più di un mese e mezzo. Il risultato? Tutte le scuole sono chiuse e il nostro progetto non è attivo.
La situazione, purtroppo, non migliora. La mia famiglia mi potrà accogliere solo a partire dalla sera, ma fortunatamente Fernando si offre di ospitarmi in attesa che la mia vera famiglia si renda disponibile.
Usciamo dall’aeroporto e mi guardo in giro un po’ dispersa: le case sono costruite con mattoni essiccati al sole. Imparo che a Cusco è ancora normale avere il bagno fuori casa, che l’acqua calda la possono utilizzare solo le persone che hanno i pannelli solari (e solo alcune ore al giorno), che il wifi è più importante della doccia e che conta di più un’ora passata con la famiglia rispetto alla pulizia giornaliera della casa. Forse ho sbagliato a scegliere questa destinazione.
Fernando si offre di fermare un taxi: una Ford degli anni Novanta, con un alpaca sistemato nel bagagliaio. E io che pensavo di aver già visto il peggio.

E così che scopro la magia di Cusco: in cinque, in un’auto omologata per quattro e con un alpaca che continua a emettere un verso che non so definire, comincio ad assaporare i suoni ed i profumi di una città che ho sempre più voglia di scoprire.
Continua a seguire l’avventura di Angela!
Nel frattempo, scopri come vivere anche tu un’esperienza di sei settimane all’estero visitando il sito aiesec.it/volontariato-internazionale