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Una italiana a Taiwan

Posted on 25 Mar 2020

Il cambiamento parte di piccoli gesti e dalla semplicità. L’impatto che si può avere su un’altra persona molte volte è immenso, anche solamente condividendo la propria cultura e la propria lingua.

La storia di Federica dimostra quanto, andare oltre i propri limiti possa fare la differenza per se stessi e per gli altri.

“Da bambina ero negata nelle lingue straniere, eppure per qualche motivo mi sono sempre intestardita a volerne imparare di nuove. La scuola, come per molti di noi, è stato il contesto in cui ho fatto le prime ed importantissime esperienze all’estero e a contatto con persone di altre culture, facendomi capire l’importanza della comunicazione e della comprensione interculturale.


Questo è stato anche uno dei tanti motivi per cui una volta iscritta all’Università ho deciso di entrare in AIESEC come volontaria locale: oltre ad avermi insegnato moltissime competenze pratiche, mi ha permesso di entrare in contatto con i volontari che, venendo da tutte le parti del mondo, prendevano parte ai progetti nella mia città.
Proprio grazie all’impatto che loro portavano nella mia realtà locale e che l’esperienza aveva su di loro ho deciso di partire io stessa.


Ho scelto come destinazione Taiwan: un’isoletta al sud della grande Cina continentale che, nonostante la mia grande curiosità per l’Oriente, non avevo mai considerato prima.
Ad attirare l’attenzione è stato il nome del progetto: “Dream Beyond Language”, portare la mia cultura interagendo in inglese con gli studenti di una scuola elementare a Nuova Taipei.


Al mio arrivo quel nome ha assunto un significato ancora più profondo.
Gli insegnanti mi hanno spiegato quanto fosse importante la collaborazione tra AIESEC e la scuola: circa la metà dei bambini iscritti proviene da famiglie con problemi economici; al di fuori della scuola avrebbero pochissime altre opportunità per incentivare l’apprendimento dell’inglese in un modo così interattivo e stimolante. Inoltre, per molti di loro sarebbe stata la prima volta nell’avere interazioni con una persona occidentale (ero l’unica straniera a camminare per le strade!).


Non nascondo che inizialmente ero un po’ intimorita dalla responsabilità e dalla paura di non riuscire a coinvolgere i bambini, ma per fortuna dal primo momento in cui ho mosso il primo passo a scuola è stato amore a prima vista. Nonostante la barriera linguistica e la differenza culturale è bastata solo tanta curiosità e fiducia reciproca per abbattere tutte le differenze e imparare gli uni dagli altri.


Durante le lezioni abbiamo scoperto insieme la geografia dell’Italia, colorato la bandiera italiana e quella taiwanese, sventolandole insieme; ascoltato e ballato canzoni famose in Italia, cucinato pasta e pizza-toast e creato dei costumi da materiali riciclati e ispirandoci al carnevale di Venezia. L’intera scuola era addobbata a tema “Italia”!
Man mano vedevo svanire la loro paura di usare l’inglese, buttarsi, cercare di avere un dialogo in tutti i modi, ed è stato bellissimo l’aiuto che gli studenti più fortunati, che frequentano le “cram schools” , offrivano a chi invece fa più fatica e non può permettersi lezioni private. Mi hanno ricordato tutte le mie difficoltà e l’ostinazione nell’imparare nuove lingue e l’importanza che ha avuto per me l’incontro con il “diverso”.


Anche per molti insegnanti era la prima volta in cui incontravano un italiano, ed è stato molto emozionante ed esilarante sentirli dire “Siamo molto più simili di quanto pensassimo!”.
Grazie a loro ho imparato tantissimo su Taiwan, un paese che non conoscevo per nulla: mi hanno portata a vedere luoghi mozzafiato, bere litri di tè e bubble tea, mangiare cibi buonissimi, tingere la stoffa con la tradizionale tintura blu.


Ho scoperto la storia e l’attuale situazione di un Paese meraviglioso che sta fiorendo nella sua democrazia. Ho visto la speranza, la fierezza e la passione di un popolo che rivendica la propria indipendenza culturale e politica e che troppo spesso si sente dimenticato.
E ho visto la loro gioia nello scoprire che, nonostante tutte le nostre differenze, alla fine non siamo poi così diversi.


Per me Taiwan è diventata una seconda casa e non vedo l’ora di tornare per riabbracciare tutti gli amici che hanno reso questa esperienza la più bella della mia vita.”

Per ora resta a casa, ma non smettere di organizzare i tuoi piani futuri.

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