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Un anno dopo, cosa succede quando lasci per sempre?

Posted on 11 Ott 2019

Un anno fa, giorno più giorno meno, ho lasciato l’ufficio di AIESEC Italia per l’ultima volta, anche se forse sarebbe meglio dire, per restare allineati, “I checked out from my last AIESEC Experience”.
Chiaramente sembra ieri mattina e sembra un paio di eternità fa.

Ho lasciato AIESEC per lavorare in TMP GROUP, ho lasciato il no-profit per il corporate, fondamentalmente perché volevo vedere come fosse essere motivati da strutture, progetti e idee completamente diverse.

E’ un po’ presto per fare la lista delle cose che ho imparato – aspetterò i 30 anni, come ha fatto Alessio Pieroni nel giorno del suo compleanno – ma sicuramente, un anno dopo, ho capito in cosa i quattro anni di AIESEC abbiano cambiato il mio modo di pensare e lavorare e come sia riuscita a trasportarlo all’esterno della mia realtà. 

Ho sempre ringraziato AIESEC per la crescita personale che mi ha dato, ma credo che l’impatto professionale sia, per certi versi, ancora più forte. Questi i miei perché:

  • Avrai la sostenibilità sempre in testa.

Cercherai di infilarla in ogni progetto che seguirai (Bottiglie d’acqua? Sì, ma solo quelle che creano impatto sociale creando pozzi nei Paesi che non le hanno. Evento? Certo, ma non stampiamo i biglietti di accesso perché siamo nel 2019). Voler contribuire positivamente all’ambiente circostante fa parte di chi sei, va sublimato nei progetti di ogni giorno. Sei tu, non il contesto.

  • In generale, non hai paura delle sfide.

La prima volta che hai fatto una cold call per vendere un progetto incoming  avevi 19 anni, a 21 hai organizzato un evento di 5 giorni per 300 persone e a 23 hai tenuto presentazioni di fronte a 400 giovani provenienti da tutta la regione Asia Pacific. Il giorno in cui mi hanno proposto di pianificare, creare da zero e gestire da sola una serie di eventi in tre Paesi diversi ho tirato fuori il quadernetto e iniziato a scrivere.

Non hai paura, al massimo apri un tracker su Google Fogli.

  • Sai che devi studiare perché sai di non saperne abbastanza. 

Il mio primo giorno di lavoro mi hanno detto “Stiamo organizzando il più grande evento italiano sulla Blockchain, il progetto è tuo”. Credo di aver sbattuto gli occhi pensando “il cosa?”.

Ho scaricato ogni possibile video e documento di spiegazione. Idem per altri venti argomenti con cui mi sono trovata a che fare. Doversi documentare è tosta, sapere di avere a che fare con chi ne sa sensibilmente di più pure, ma in verità nessuno mi aveva mai spiegato come funzionano i visti in entrata da Italia in India, eppure i giovani aderenti ai progetti di volontariato sono sempre arrivati.

  • L’affermazione “ Abbiamo poco budget” non ti fa paura.

Hai passato anni a lavorare con sole risorse umane e mai monetarie, sai tagliare i costi come poche persone sanno fare, rendendo comunque perfetto il risultato finale. I progetti li porti fino in fondo, sai che si può fare in qualche modo.

  • Riconosci il valore del feedback dato nei momenti appropriati, con i modi appropriati. 

Ho iniziato chiedendo al mio manager una one-to-one tutti i mesi per approfondire dove potevo migliorare, ora facciamo le sessioni di feedback con tutta la squadra. 

Sicuramente ci sono elementi cui ho dovuto abituarmi con più difficoltà – primo fra tutti  concetto di tempo, di priorità, di urgenza – ma il contributo degli anni spesi in AIESEC è sicuramente impareggiabile.

Da Alumna non posso che essere estremamente fiera di sapere di aver dedicato risorse ed energie ad un’organizzazione che mi ha trasmesso così tanto ed è certamente contributo fondamentale al mio operato quotidiano. 

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