Ragazzi, sto per raccontarvi una storia incredibile, la storia di AIESEC, mettetevi pure comodi.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, la frase che usiamo per descriverla in breve è che AIESEC è l’associazione no-profit composta da giovani più grande al mondo. È apolitica, areligiosa contro qualsiasi tipologia di discriminazione. Ad oggi, è presente in oltre 126 Paesi nel mondo.
Ma non è stato così sin dall’inizio, dietro la sua ormai affermata esistenza ci sono stati sogni, speranze e dolori che hanno spinto alla fondazione di quest’organizzazione per soddisfare i primi due, e per evitare che i dolori fossero ancora così lancinanti.
Sei studenti provenienti tutti da diverse nazioni si incontrarono a Liegi, in Belgio, nel 1948. Lo scenario è quello di un clima ancora colmo di discriminazioni e conflitti disseminati dalla Seconda Guerra Mondiale.
Ciò che pensarono questi ragazzi per estirpare pregiudizi e stereotipi fu di concedere alla loro generazione di non farsi annientare dal passato, di aprire le proprie menti e di viaggiare, di esplorare nuovi territori e non lasciare che quel clima appiattisse le giovani menti.
La proposta che ha lanciato la nascita di AIESEC è stata lo sviluppo dei Paesi, lavorandoci attraverso la comprensione e la cooperazione internazionale.
È l’AIESEC Way a rispondere alle grandi domande sull’associazione.
1. Perché lo facciamo? Perché vogliamo raggiungere la pace tra le nazioni e il soddisfacimento del potenziale umano.



2. Come? Avendo molta fiducia nella giovinezza e crediamo che proprio questa sia la chiave per sbloccare e migliorare il nostro futuro. La leadership è la nostra soluzione, e riteniamo sia una qualità che può essere sviluppata in ognuno di noi.

Pensaci, cosa potrebbe accadere se avessimo l’occasione di poter sviluppare ogni giovane? È questa la domanda che abbiamo in mente quando pensiamo alla pace e allo sviluppo del potenziale umano.
Ogni persona che fa parte di AIESEC ha la propria storia dietro, ognuno ha visto in questa associazione qualcosa per la quale valesse la pena lavorare, per questo mi sento di condividere con voi la mia storia.
Nel mio caso AIESEC mi è letteralmente entrata in casa, senza bussare perché aveva le chiavi.

La mia coinquilina al primo anno di Economia a Bologna ha fatto un analisi di tutte le potenziali associazioni che potessero valere la pena del suo tempo e che potessero sposarsi con i suoi studi in maniera pratica.
Una volta entrata in AIESEC era un continuo “Wooo che figo, oggi ho conosciuto una Thailandese, una Cinese e un Brasiliano”, che sì sembra una barzelletta e all’inizio la prendevo pure in giro quando se ne veniva dicendo così.
È capitato che portasse in casa le persone che conosceva tramite AIESEC ed era per me divertentissimo sforzarmi a parlare in inglese per comunicare, un pò tragico ma divertente. Non so quante volte mi abbiano detto alla domanda “come ti chiami?” e alla mia risposta “Grazia”, loro sorridendo : “ohh Grazia, like thank you”.
Ma il momento in cui AIESEC mi ha conquistata è stato il momento in cui la mia simpatica coinquilina mi ha parlato di quello che avrei potuto fare per l’associazione, ovvero tutto ciò che ho studiato per i miei esami all’università mi veniva proposto come una possibilità concreta.

Prima di AIESEC ero una ragazza che non sapeva come dimostrare il proprio potenziale, e probabilmente non sapevo neanche quale fosse o dove potesse arrivare, ero anche abbattuta perché non sapevo come farmi strada e non nego che uno dei motivi che mi ha spinta ad entrare è stato proprio il fatto che fosse un’esperienza professionale a tutti gli effetti.
Insomma finalmente qualcosa da inserire nel CV.
Il solo studio non mi ha mai dato tutto quello che è riuscito a darmi AIESEC nel giro di pochi mesi: soddisfazioni, piccoli traguardi raggiunti, la conoscenza di persone che ormai sono miei amici, e soprattutto il riconoscimento del mio lavoro, non solo fra le persone del mio comitato ma anche di giornalisti e professori che si sono mostrati interessati a quello che facciamo, che ti guardano con quello sguardo come per dire “ah, allora ci sono ancora giovani che si salvano”.
A me ha riempito il cuore, mi ha fatta incazzare quando non riuscivamo a raggiungere quanto ci eravamo promessi, e mi ha aperto la mente in un modo che è difficile da spiegare.
È come se ogni idea che hai possa vedere la sua realizzazione. È per questo e tanto altro che penso che essere un AIESECer è un piacere.

Da quando sono all’interno di quest’organizzazione ho visto ogni persona che ne fa parte trasformarsi in qualche modo, e ad ognuno di noi ha dato qualcosa, vi ho raccontato cos’ha dato a me.
Non sei curioso di scoprire cosa può offrire a te? Per saperne di più vai su aiesec.it/entra-in-aiesec