A volte c’è bisogno di poco per cambiare. In alcuni casi è vero, ma spesso un cambiamento drastico è proprio quello che ci vuole. Uno shock.
Ed è proprio questo il caso di Matilde, partita dal suo piccolo paesino di 10.000 abitanti, verso Mumbai una delle metropoli più affollate del mondo, con le sue 19 milioni di frenetiche anime.
A volte non ti accorgi di quanto alcune decisioni possano davvero cambiarti la vita. E’ stato così per me quando decisi di partecipare ad un volontariato internazionale a Mumbai, in India, senza poter immaginare l’impatto che avrebbe avuto su di me un anno dopo.
Avevo visto un documentario sulla situazione delle donne in India durante il ciclo e mi ero chiesta se anche io, nel mio piccolo, avessi potuto fare la differenza per loro. Ed ecco che proprio AIESEC aveva creato un progetto di volontariato in una ONG indiana , che sensibilizzava le donne locali riguardo il ciclo. Era l’opportunità perfetta per me.
Quindi a febbraio 2020 sono partita da Palermo per raggiungere Mumbai, la città che non dorme mai. Provenendo da un paesino di 10.000 abitanti e andare a vivere in una metropoli di 19 milioni di cittadini è stato un cambiamento piuttosto drastico. Macchine che corrono, taxi che sfrecciano e i tuc tuc, il mezzo di trasporto più usato ed economico dell’India, che si fermano sempre per sapere se hai bisogno di passaggio.
Ma nonostante lo shock iniziale (e prevedibile) sono stata accolta bene dai vari studenti e famiglie che mi hanno ospitato e anche dai colleghi che lavoravano in ufficio. Dunque, dopo qualche giorno, ho finalmente iniziato a lavorare per “Safe N Happy Periods” dal lunedì al venerdì, dalle 11 fino alle 17 del pomeriggio.
Il mio compito era quello di contattare diverse scuole o università, per l’organizzazione di workshop sul ciclo, curare i profili social della ONG e occuparmi di una ricerca riguardo la percezione del tema da parte delle donne italiane.
Se volete contribuire anche voi, potete compilare questo form bit.ly/safenhappyita sulla vostra esperienza, che aiuterà a creare un report sui problemi che affrontano le donne in varie parti del mondo.

Talvolta diamo tutto per scontato, ma perfino gli assorbenti , che noi abbiamo la fortuna di poter comprare, sono un lusso per le donne e ragazze indiane, spesso costrette a ritirarsi da scuola per il disagio e i taboo che vi sono ancora sulle mestruazioni. Questo è uno degli insegnamenti di questa esperienza ma si sa, il Global volunteer non è solo fatto di lavoro, è anche la scoperta di una nuova cultura e modo di vivere. Nei fine settimana ho potuto conoscere gli altri volontari internazionali e visitare molti posti di Mumbai, dal lungomare sull’oceano al famoso Gateaway of India. E ovviamente assaggiare il cibo tipico come la Dosa, crepes fermentate di riso, o le verdure col chapati, un tipo di pane tipico che la mia host cucinava sempre.
E quindi dopo qualche giorno ho imparato a viaggiare nei treni super affollati, a mangiare piccante e con le mani, a visitare i templi a piedi nudi e ad attraversare la strada senza farmi investire.
Soprattutto ho avuto la possibilità di vivere con delle persone che mi hanno fatto sentire a casa in un paese lontano e sconosciuto e di conoscere ragazzi da tutto il mondo che mi hanno fatto vivere 6 settimane fantastiche, immersa tra i rumori, i colori e i sapori dell’immensa India.
Se anche voi volete vivere un esperienza come quella di Matilde potrete trovare ulteriori informazioni su qui.