Quando la mia richiesta per lo stage “AIESEC University” di Rzeszòw, in Polonia, è stata accettata non avevo ben chiara l’idea del percorso che stavo per intraprendere: la mia prima esperienza didattica all’estero, una città ed un paese straniero (su cui in Italia vi sono diversi pregiudizi), il timore di non essere all’altezza delle aspettative nonché quello di essere catapultata in mezzo a persone di culture così distanti dalla mia.
Questi erano tutti pensieri che si confondevano nella mia testa.
Questi ma anche la grande voglia di mettermi in gioco e di conoscere una cultura così diversa dalla nostra.
Ed è così che fatta la valigia mi sono trovata a bordo di un aereo che mi ha portato in una Polonia molto diversa da come ci viene raccontata in Italia e che, per tantissimi aspetti, è anche migliore del nostro paese.

I servizi che Rzeszòw offre ai cittadini sono encomiabili:
· Trasporti pubblici precisi, puliti ed efficienti
· Città curate e piene di verde
· Spettacoli serali a carattere folkloristico e non
· La percezione di essere in sicurezza per le strade anche nelle ore più tarde
· L’ottima cucina locale ai giusti prezzi
· Le persone gentili e disponibili
Insomma, un posto piacevole in cui vivere.
Ma le mie sorprese non finiscono qui. Non mi sarei mai aspettata di far parte di un gruppo così coeso che ho avuto modo di creare insieme alle mie colleghe e compagne d’avventura, delle persone magnifiche con cui ho condiviso molto più di una stanza, eravamo diventate una vera e propria famiglia.
E’ stato magico, fantastico, inimitabile.
Parlare sempre in inglese, imparare ed insegnare allo stesso tempo vocaboli nuovi e riscoprirne di vecchi, e dopo già poche settimane, sentirsi come se ci conoscesse da sempre condividendo insieme il piacere dell’insegnare la propria lingua e quella inglese a dei ragazzi fantastici che oltre ad essere miei studenti erano soprattutto amici.

E veniamo proprio all’insegnamento. Dopo un breve periodo di tirocinio (una settimana) ho ben capito cosa AIESEC volesse che trasmettessi: non solo la mia lingua con tutte le sue difficili regole, bensì anche il suo spirito, la sua cultura.
Ed è proprio quello che ho cercato di fare.
Ho avuto due tipi di lezioni: quelle di classe e quelle individuali. E proprio queste ultime sono quelle che mi hanno dato più soddisfazione in quanto mi hanno permesso di conoscere meglio il mio allievo/a e guidarlo passo passo, secondo i suoi tempi, nello studio della lingua.
E’ stato davvero molto bello poter insegnare non solo nelle classiche aule della Professional English school bensì anche per strada, nei parchi, nelle piazze o sorseggiando un cappuccino facendo si che la lezione avesse quel tono di “informalità” che annulla, o perlomeno diminuisce, la distanza allievo-insegnante che sovente è un ostacolo all’istruzione.
Ritengo che questo tipo di progetto possa davvero fornire molte opportunità ad ambo le parti, allievi ed insegnanti, che ne prendono parte favorendo un interscambio culturale che non è ovvio come sembra.
Per queste ragioni spero vivamente di tornare ad avere esperienze simili in altri paesi europei e non, conscia che da tali viaggi potrei uscirne solo arricchita professionalmente e culturalmente.
In conclusione posso fortemente dire che essere cittadino del mondo vuol dire davvero questo: vivere in un paese straniero e sentirsi a casa.
Fai domanda per uno stage di insegnamento all’estero con AIESEC. Scopri come fare qui: aiesec.it/insegnare-all-estero/